Descartes non mise semplicemente in dubbio che la comprensione umana potesse essere aperta a ogni verità o che la visione umana potesse essere in grado di vedere qualsiasi cosa, ma che l’intelligibilità del mondo da parte della comprensione umana costituisse una dimostrazione di verità, proprio come la visibilità non costituiva una prova di realtà. Questo dubbio dubita addirittura che qualcosa come la verità esista, e scopre quindi che il concetto tradizionale di verità, sia che fosse basato sulla percezione sensibile o sulla credenza nella rivelazione divina, si era fondato sul duplice presupposto che ciò che veramente è debba manifestarsi per disposizione propria e che le facoltà umane siano adeguate a riceverlo.
[Hannah Arendt, Vita activa (The Human Condition), 1958
trad. Sergio Finzi, Bompiani 1964, p. 204]