È una giornata bianca di foschia e l’autostrada sale verso un cielo esangue. Ci sono quattro corsie dirette a nord e tu guidi sulla terza e ci sono macchine davanti e dietro e su entrambi i lati, anche se non troppe e non troppo vicine. Quando arrivi in cima al pendio, succede qualcosa e le macchine cominciano a muoversi senza fretta, come per inerzia, avanzando senza sforzo sulla superficie piana. Tutto è lento e bianco e esangue e tutto accade intorno al verbo sembrare. Tutte le macchine compresa la tua sembrano fluire con un movimento dissociato, dando l’impressione di, o presentando l’apparenza di, e l’autostrada corre via con un ronzio bianco.
Poi la sensazione passa. Tornano il rumore e la velocità e le sagome sfocate e tu scivoli di nuovo dentro la tua vita, senti quel peso doloroso nel petto.
[Don DeLillo, Body art (The body artist), 2001,
trad. Marisa Caramella, Einaudi 2001, p.23]