Questa frase ironizza in maniera caustica su una delle conseguenze del dogma cattolico: se il corpo di Gesù, uomo e Dio, è presente realmente (e non simbolicamente) nel pane e nel vino della comunione, chi lo mangia finirà per averlo nei propri intestini. L’annoso problema della digestione dell’ostia ha portato i teologi cattolici ad architettare sottili distinzioni nel corso dei secoli; ma a partire dalla Riforma, questo Dio che vi esce dal culo è un argomento immancabile alla fine delle serate tra calvinisti, i luterani, gli ebrei, i libertini e i liberi pensatori.
[Maxime Rovere, Tutte le vite di Spinoza (Le clan Spinoza), 2017,
trad. Alessandro Ciappa, Feltrinelli Editore 2020, p. 386]