GIORNO 5 – VERSAILLES A LISBONA
Versailles a Lisbona è una pasticceria molto nota, sia per la qualità delle paste che per gli arredi, i marmi e il lungo bancone. Non è un luogo prettamente turistico, ma frequentato sia da stranieri che da locali, tanto da risultare spesso affollato, ma il servizio è veloce, più che in molti altri posti dove di scusanti non ce n’erano, con questo il narratore non vuol far sembrare i due viaggiatori come due impazienti, semplicemente constatano i fatti e le tempistiche.
Le paste e la pasticceria merita davvero la visita per la colazione che i viaggiatori le concederanno, prima di recarsi verso il centro. I viaggiatori avranno poi una strana mattinata, persa a fare la spola fra due piazze principali, senza trovare quella in mezzo, o a smarrirsi per via che dovrebbero condurre ad un castello incredibilmente ben nascosto. Si concluderà il tutto con un breve giro per fuggire dall’Alfama a bordo del famoso tram giallo numero 28, con i viaggiatori più stanchi che soddisfatti. Le due piazze visitate (Praça da Commercio e Praça da Figueira) saranno però un degno ristoro, per gli occhi, la mente e i palati.
La famosa Praça da Commercio dà sollievo anche dal caldo e dal sole cocente delle ore più calde, presentando sul quarto lato, quello che si affaccia sul Tejo come una specie di Piazza Italia di Trieste, dei lunghi e bassi gradini. Molti visitatori e non si siedono lì per ammirare le acque del fiume e, perché no, immergervi i piedi. Così fanno anche i due viaggiatori, trovando le acque del Rio Tejo fresche e gradevoli.
In Praça da Figueira troveranno invece numerose bancarelle che offriranno assaggi per tutti i gusti e tutti i palati, dal formaggio all’affettato al miele, cibi che entusiasmano i viaggiatori e li fanno rammaricare di poter acquistare nulla per via della loro breve permanenza. Andrà così che ciò che assaggeranno rimarrà per sempre solo nella memoria delle loro papille gustative, andando ad arricchire il sapore dei ricordi portoghesi.
GIORNO 5 – IL CALDO MIETE UNA VITTIMA
Uno dei due viaggiatori accusa il girovagare senza meta e senza fortuna sotto al sole, così, dopo una breve pausa ad un bar vicino al residencial per un pranzo tardivo a base di panini, i due tornano in camera. Il viaggiatore spossato e colpito dal mal di testa si abbandona al letto, per il resto della giornata, e non gli si può certo fare una colpa, mentre il secondo viaggiatore, dopo aver vegliato un poco il primo, per prudenza, decide di raggiungere il vicino Museu Calouste Gulbenkian, gratuito tra l’altro visto che è domenica. Purtroppo, il viaggiatore raggiunge il museo quando l’orario di chiusura è appena scattato, evidentemente non tardi nel pomeriggio, e si limita a girovagare per il bel giardino circostante. Apprezza il piccolo anfiteatro, il ruscello, le panchine nascoste fra le siepi, i sentieri lastricati, le strane sculture di carta e la quiete che regna sovrana nel parco.
Infine, è qui che si siede e scrive il seguente
DISCLAIMER
Dovrebbe essere evidente oramai che l’obiettivo, non tanto velato ma alquanto complicato, del narratore sia quello di raccontare del proprio (breve) viaggio in Portogallo, cercando un disperato equilibrio fra l’ironia ed il tono serioso che certi momenti meritano, il tutto ispirandosi vagamente, qualcuno direbbe parodiando, allo stile di un suo illustre e irraggiungibile predecessore. Non vi è derisione in questo, anche se qualche maligno potrebbe scorgervene, tutt’altro, solo divertimento e sfida personale per il narratore che si riferisce ad un’opera che si ammira e si ama, per rubare un’espressione di devozione proprio al già citato scrittore lusitano. Non avrebbe potuto essere altrimenti d’altronde, vista la meta del viaggio, purtroppo coincidente con una vacanza, termine che non regge il confronto per la sua insita condizione di intervallo, parentesi, in una vita fatta (purtroppo) di altro, per mancanza di tempo e fondi.
Certo che parlare in terza persona del narratore, che già scrive in terza persona del viaggiatore, quando in realtà si tratta di un’unica entità come se fossero tre distinte, forse è un poco esagerato.
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