Forse

Forse scrivere significa colmare gli spazi bianchi dell’esistenza, quel nulla che si apre d’improvviso nelle ore e nei giorni, fra gli oggetti della camera, disucchiandoli in una desolazione e in un’insignificanza infinita. La paura, ha scritto Canetti, inventa dei nomi per distrarsi; il viaggiatore legge e annota nomi nelle stazioni che oltrepassa col suo treno, sugli angoli delle strade dove lo portano i suoi passi, e procede un po’ sollevato, soddisfatto di quell’ordine e di quella scansione del niente.


[Claudio Magris, Danubio, 1986,
Garzanti Editore 1997, p.36]