Liberté è il primo spettacolo teatrale di Albert Serra e visto che andava in scena al Volksbühne sono andato a vederlo.
Lo spettacolo prosegue in linea con la produzione cinematografica di Serra, per temi per toni e per ricezione del pubblico: poche persone in sala di cui un quarto sono andate via durante la rappresentazione.
La Liberté del titolo è quella del libertinage da esportare dalla Francia alla Prussia, poco prima dello scoppio della rivoluzione francese (seguiranno Egalité e Fraternité?), con innesti di personaggi storici, suore, conti depravati e tante portantine. Le scene (i dialoghi più o meno grotteschi, in tedesco, francese e italiano) si svolgono dentro questi loculi, portati e posizionati per tutto il tableau vivant creato da Serra. La scenografia non cambierà mai durante le due ore (il prato supera il sipario e arriva fino a quasi la prima fila, così come anche la carrozza in rovina del conte di Helmut Berger è sempre oltre il sipario), mentre lo sfondo crea una pittoresca profondità, sulla quale si muovono tutti i personaggi.
Il problema forse è tutto qui: io posso anche essermi perso dei passaggi dei dialoghi, ma le scene dentro le portantine, sono molto più belle in fotografia che a teatro, dove la distanza annulla i dettagli, i volti, le espressioni, e ci si ritrova ad ascoltare le persone di un quadro quasi immobile. Questo ricorda molto i film di Serra, e anche l’ambientazione e i temi sono in linea con gli ultimi due (Història de la meva mort, La mort de Louis XIV – citato anche nella pièce), ma a teatro il minimalismo grottesco, lento fino all’esasperazione, funziona meno.
Almeno secondo me.
Pare però che anche i critici (oltre che il pubblico) tedeschi non abbiano apprezzato, additando più lo stile di Serra che altro. Forse ci sono rimasti male per il dialogo di Helmut Berger nel prefinale, dove (in italiano) dice chiaramente “I tedeschi non sanno cos’è la libertà”.
A proposito di quel dialogo (essendo in italiano mi esprimo con più sicurezza), non ho potuto fare a meno di notare quale sia il modo suggerito dal conte depravato di cui sopra per controllare le masse e guadagnarci anche: la bianca. Il trucco, da distribuire/imporre a corte, dopodiché lo vorranno tutti, e il popolo sarà tuo (parafraso). Serra dirà anche che non vuole fare parallelismi né parlare del presente attraverso il passato, ma insomma…