La Helada Negra

A febbraio ho visto diversi film al cinema, volevo scriverne qualcosa ma poi ho avuto da fare. Di uno avevo già buttato giù qualcosa, quindi a questo punto, appurato che degli altri non scriverò più, ecco qui La Helada Negra.

La Helada Negra è un fenomeno meteorologico notturno molto temuto nella campagna argentina. Ma questo film non parla di fenomeni meteorologici, bensì della trasformazione, di quel momento in cui il caso diventa miracolo, la persona divinità, il film atto sacrale.
È tutto riflesso in uno stagno, dove Alejandra si specchia e vede la sua immagine deformata attraversata dai pesci. Solo allora forse comprende il proprio ruolo in quel paesino perso fra i campi e lo accetta. I vecchi la accolgono e la riveriscono, la fila diventa sempre più lunga di fronte al suo trono di paglia, fuori dal suo santuario rurale. Emblematico il rapporto col giovane locale, che prima osa ribattere ai suoi ordini (gli ordini di una ragazza) e poi fatica a sfiorarla, arrivandole a chiedere quasi il miracolo per sé.
La vita prosegue nella superstizione senza una lacerazione vera, né all’arrivo né alla partenza della ragazza divenuta madonna dei campi e delle balle di fieno. Sarà lei ad andarsene, quando comprenderà di aver compiuto il proprio ultimo miracolo, sotto lo sguardo indagatore dei vecchi che l’hanno ospitata e riverita.
Le immagini quasi documentaristiche della campagna argentina corredano una storia che sa tanto di rurale quando di sovrannaturale, lasciando anche lo spettatore nel dubbio di aver visto una recita di paese o un rituale esoterico. Ed è proprio questo dubbio sottile e inquietante che permea ogni momento della visione, mantenendola viva, grazie anche ai tempi dilatati, ai versi degli animali, alle immagini primordiali.
la helada negra