Mettiamo di dover pulire uno scaffale. Serviamoci di questo esempio. Se l’ora prima di pulire lo scaffale la passiamo a criticare l’operazione pulitura-scaffale, a lamentarci, ad angosciarci, a sviscerare le implicazioni morarli della pulitura-scaffale e chi più ne ha più ne metta, cosa succede? Succede che rendiamo l’operazione pulitura-scaffale più difficile di quanto sia in effetti. Sappiamo tutti benissimo che lo «scaffale» verrà pulito, vista l’aria che tira, da noi o dal tizio che ci sostituirà e incasserà la nostra paga, per cui la questione si riduce a: Voglio pulirlo col sorriso sulle labbra, questo scaffale, o pulirlo col muso lungo? Quale dei due approcci sarebbe più efficace per me? Quale dei due mi consentirebbe di raggiungere il mio obiettivo con più efficacia? Qual è il mimo obiettivo? Essere pagato. Come raggiungo il mio obiettivo con maggiore efficacia? Pulendo lo scaffale, presto e bene. Quale stato d’animo mi aiuterà a pulire lo scaffale presto e bene? Domanda: quello negativo, uno stato d’animo negativo? Sapete benissimo che la risposta è no. Per cui il mio discorso in soldoni è: positività. Grazie a uno stato d’animo positivo potrete pulire il suddetto scaffale presto e bene. E dunque raggiungere l’obiettivo di essere pagati.
[Geroge Saunders, Dieci dicembre (Tenth of December), 2013,
trad. Cristiana Mennella, minimum fax 2013, pp.66-67]
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