Gödel Escher Bach Escher Gödel

Voglio provare a illustrare le mie perplessità sul libro “Gödel Escher Bach, un’Eterna Ghirlanda Brillante” di Douglas Hofstadter, e per farlo userò un metodo esplicativo che spero ritenere sufficientemente divulgativo, intrigante, e meta quanto basta.

809749d8278f8072cc4f2dad42282666_w600_h_mw_mh_cs_cx_cyOra proverò a spiegare, almeno dal mio punto di vista, uno dei problemi principali che mi ha ostacolato durante la lettura di questo libro, o quantomeno mi ha reso la lettura un po’ più difficoltosa, nonostante gli argomenti molto interessanti e ancora abbastanza attuali (anche se il volume è stato pubblicato nel 1979 e diversi risultati scientifici a cui ci si riferisce siano ampiamente superati). Vorrei provare a illustrare perché, nonostante il mio interesse per quasi ogni tipo di disciplina, autore e argomento toccato dal libro, abbia dovuto intervallarlo con qualche altra lettura e stia faticando ad arrivare a una conclusione, ormai però sufficientemente vicina da permettermi di sbilanciarmi nel giudizio che sto per esporre.
Prima di procedere, vorrei mettere subito in chiaro che l’ostacolo non è dato dalla difficoltà degli argomenti trattati, pur essendo potenzialmente ostici anche per un lettore con precedenti studi scientifici. Quindi parliamo d’altro, qualcosa di non intrinseco al tema, quanto all’esposizione dello stesso. Per evidenziare meglio questi limiti, credo che potrei avvalermi di un esempio trans-mediale, sconfinando in un’arte che apparentemente non ha molto a che fare con quanto da me (o dal libro stesso) trattato. Chiederò dunque al lettore di immaginare un quadro estremamente bello e conosciuto (per quanto su questi due aggettivi ci sarebbe eventualmente da aprire un’ulteriore parentesi), potremmo prendere ad esempio La Gioconda, di Leonardo Da Vinci. Immaginate quindi di vederla prima a una risoluzione estremamente bassa, in modo da riconoscerla a fatica, solo grazie a una contestualizzazione o a una particolare dimestichezza o conoscenza del campo, o di questo quadro specifico. Dopo aver studiato questa GiocondaPixelata (potremmo chiamarla così, per capirci), immaginiamo ora di avere a disposizione una foto più definita, nitida, ma in bassa risoluzione: una foto da cui distingueremmo chiaramente il quadro, sapremmo dargli un nome, persino apprezzarlo nel caso non fossimo esperti d’arte o spettatori sofisticati. Questa Seconda Gioconda sarebbe sufficiente forse per farci capire di cosa stiamo parlando, ma non nei dettagli, nei particolari del viso o dello sfondo. Dopo aver esaminato attentamente il secondo quadro, ecco che ne avremmo sotto gli occhi un terzo: una GiocondaHD, una foto in alta risoluzione finalmente, una foto che ci permetta di notare la vegetazione sullo sfondo, la strada ondulata alla sinistra del quadro (o alla destra della figura), il filo in fronte, l’ornamento del tessuto, l’enigmatica espressione per cui è tanto famoso questo quadro. Infine, ecco a noi un’ultima Gioconda, una Gioconda4K, una riproduzione superlativa tramite cui notare le crepe nella vernice, la direzione delle pennellate, i minuscoli rilievi di un oggetto che sembrava a due dimensioni, ma infine ci accorgiamo averne una terza, come tutti. Da notare come l’oggetto-quadro finga abilmente di avere due dimensioni (quando ne ha tre), ma presenti come tridimensionale il proprio contenuto bidimensionale.
Su questo piccolo paradosso (e evidenziando che mai, in tutti e quattro i precedenti passaggi, ho parlato di avere a disposizione il quadro vero e proprio, ma solo sue riproduzioni fotografiche, e anche per questo c’è un motivo che lascio al lettore scoprire), potrei forse concludere la mia esposizione, e arrivare al nocciolo della questione senza rimandare ulteriormente la risposta a un capitolo successivo né a una storiella educativa a base di greci e animali parlanti. Alla fine dei conti, qualcuno potrebbe notare che questa esposizione critica (non nel senso di critica letteraria, per la quale non sono tagliato né qualificato) soffre dello stesso difetto rilevato nel libro di Hofstadter, e forse non è un caso come potrebbe sembrare a prima vista.
In altre parole, temo che GEB sia un po’ ridondante.